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autore
brano
 
Cesare
De bello civili I,64
 
originale
 
[64] Prima luce ex superioribus locis, quae Caesaris castris erant coniuncta, cernebatur equitatus nostri proelio novissimos illorum premi vehementer ac nonnumquam sustineri extremum agmen atque interrumpi, alias inferri signa et universarum cohortium impetu nostros propelli, dein rursus conversos insequi. Totis vero castris milites circulari et dolere hostem ex manibus dimitti, bellum non necessario longius duci; centuriones tribunosque militum adire atque obsecrare, ut per eos Caesar certior fieret, ne labori suo neu periculo parceret; paratos esse sese, posse et audere ea transire flumen, qua traductus esset equitatus. Quorum studio et vocibus excitatus Caesar, etsi timebat tantae magnitudini fluminis exercitum obicere, conandum tamen atque experiendum iudicat. Itaque infirmiores milites ex omnibus centuriis deligi iubet, quorum aut animus aut vires videbantur sustinere non posse. Hos cum legione una praesidio castris relinquit; reliquas legiones expeditas educit magnoque numero iumentorum in flumine supra atque infra constituto traducit exercitum. Pauci ex his militibus abrepti vi fluminis ab equitatu excipiuntur ac sublevantur; interit tamen nemo. Traducto incolumi exercitu copias instruit triplicemque aciem ducere incipit. Ac tantum fuit in militibus studii, ut milium sex ad iter addito circuitu magnaque ad vadum fluminis mora interposita eos, qui de tertia vigilia exissent, ante horam diei VIIII consequerentur.
 
traduzione
 
Allo spuntare del giorno dalle alture vicine all'accampamento di Cesare si scorgeva la retroguardia nemica, violentemente incalzata dagli attacchi della nostra cavalleria, talora resistere e talora venire sbaragliata; altre volte i nemici muovevano all'assalto e, con l'impeto di tutte le coorti insieme, facevano indietreggiare i nostri, poi di nuovo i nostri inseguivano i nemici dopo averli costretti a fare cambiamento di fronte. In tutto l'accampamento poi si formavano capannelli di soldati che si lagnavano che Cesare si lasciasse sfuggire di mano il nemico e che la guerra di conseguenza andasse troppo per le lunghe. Si rivolgevano ai tribuni dei soldati e ai centurioni a pregarli che per mezzo loro Cesare venisse informato di non badare alle loro fatiche o pericoli: essi erano pronti, erano in grado e osavano attraversare il fiume nel punto in cui era stata fatta passare la cavalleria. Incoraggiato dalle loro voci e dal loro ardore, Cesare, pur temendo di esporre l'esercito alla piena di un fiume tanto grande, giudica tuttavia opportuno rischiare e fare il tentativo. Ordina pertanto di selezionare fra tutte le compagnie i soldati pi? deboli il cui coraggio e forza sembravano non essere all'altezza dell'impresa. Lascia costoro con una legione a guardia dell'accampamento; conduce fuori le rimanenti legioni senza bagagli e, posto un grande numero di bestie da tiro e da soma al di sopra e al di sotto del guado, fa attraversare all'esercito il fiume. A pochi di questi soldati le armi furono portate via dalla corrente; vengono raccolti e sostenuti dalla cavalleria; nessuno tuttavia perde la vita. Fatto passare incolume l'esercito, Cesare schiera le milizie e incomincia a condurre avanti l'esercito disposto su tre file. E nei soldati tanto fu l'ardore che, nonostante l'allungamento della marcia con un giro di sei miglia e il lungo indugio nel guadare il fiume, prima delle tre del pomeriggio raggiunsero quelli che erano usciti dall'accampamento dopo la mezzanotte.
 

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